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Il nostro Blog
       

“Pora Baler...” “I à deciso de taialo”, queste sono le frasi che da qualche giorno girano per Dardago.
“Mi chel dì plandarai” dice una signora di una certa età.
Il nostro più che secolare albero, simbolo del paese, verrà tagliato. Così hanno deciso. Si dice che ormai ha fatto il suo tempo, che è vecchio. Dicono che si sta marcendo, che è vuoto. Non si sa se può durare ancora, la manutenzione costa, ed allora è meglio cambiarlo ora che si sta facendo la piazza, così avremo piazza ed albero nuovi.
Il Baler, storico platano, che risale al 1850 (e forse anche a prima) è sempre stato un punto di riferimento per la nostra comunità. Il Baler è sicuramente una delle prime immagini che ti viene in mente pensando a Dardago.
L’albero ha una ferita antica, fattagli quando era giovane: si dice che due cavalli e un asino legati al tronco, impauriti da un temporale danneggiarono la corteccia nel tentativo di liberarsi. Da qui iniziò lo sviluppo della cavità. Sotto le sue fronde sono passate tante storie di persone, di guerre ed occupazioni nemiche, di momenti allegri e tristi. Vecchi mestieri: el guaforfe, el stagnin, el giusta ombrele e tanti altri... lavoratori che adoperavano l’ombra del nostre Baler per svolgere le loro attività.
I giovani si ritrovavano all'ombra dei suoi rami per decidere in quale stalla andare (secondo l' usanza detta: “ dì in fila”) per trovare le ragazze. Prima cantavano, lì infatti erano al sicuro, invece, facendolo per le strade, ogni tanto qualcuno buttava un “ciadin de aga” per farli star zitti, ma sotto el Baler nessuno riusciva a bagnarli, al massimo si sentiva urlare: “deit a dormì!”.
Quando arrivava la giostra per la Madonna d'agosto, veniva montata vicino all'albero e la maggior parte delle volte ci si spingeva con i seggiolini, anche prima della coda (ambito premio che avrebbe permesso di ottenere un giro gratis) per la pura e semplice soddisfazione di afferrare qualche foglia. Adesso, dopo una verifica da parte del Comune (comprensiva di analisi strumentale con l'utilizzo del tomografo sonico, fornito da una ditta ironicamente sita in via Talponat!), hanno deciso che per la pianta è inutile ogni tentativo di recupero. “Ormai l’è dut deciso” i dis, ma per la maggior parte dei dardaghesi non è proprio così.

Par noi lé sempre el nostre BALER

Un appello a tutti quanti, giovani e meno giovani: chi ha delle storie e ricordi particolari sul Baler li invii alla redazione(info@artugna.it) o li scriva sul nostro blog (www.artugna.it/cosanedici). Grazie!