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Detto, fatto. Siamo partiti in 40 quel lunedì 26 Agosto. Ce l’abbiamo fatta! Sopite alcune polemiche, detratti, ahimè, alcuni infortunati, in uno scuro e piovoso mattino ci mettiamo per strada. Puntuali, non si sgarra il minuto. Veniamo da Dardago, Budoia, Santa Lucia ed altri luoghi vicini o lontani ma tutti formiamo un bel gruppo affiatato da subito. A Sacile, recuperiamo un altro prete, Don Paolo Zaghet, parroco di Cusano – Poincicco che ci seguirà sereno e cordiale per tutto il viaggio. “Uffa chissà quante messe con doi plevans” bofonchia qualcuno in fondo, ma subito viene rincuorato dal plevan principale che annuncia che alle cerimonie religiose la partecipazione è facoltativa. “Manco mal”, bofonchia sempre la stessa voce.
Arriviamo puntuali allo splendido Duomo di Orvieto con la sua famosa facciata e splendidi ornamenti architettonici, costruito per perpetuare la memoria del miracolo di Bolsena, dove un sacerdote boemo ricuperò la fede nell’Eucarestia quando, durante la sua Messa, alla frazione del Pane Consacrato, vide uscire sangue che bagnò il corporale, ancora conservato nel Duomo di Orvieto.
I facoltativi partecipano alla S. Messa concelebrata con sacerdoti calabresi e presieduta da un prete giovanissimo ceco (della Repubblica Ceca). Il Ceco dice che se la cava male con l’italiano, i calabresi dicono che son stufi di predicare alla loro gente e così il plevan principale deve predicare mettendo insieme qualche battuta spiritosa e una predica improvvisata. Comunque se l’è cavata bene (c’era forse dubbio?...).
Si fa il primo pantagruelico pranzo. I pranzi saranno il grande tormentone della gita. L’agenzia, evidentemente, pensava che fossimo in gita per satollarci e quindi cercava di incoconarci come i ocs. Non sapeva che eravamo in gran parte superadulti e con quintali di pastiglie al seguito per tutte le malattie e sofferenze possibili ed immaginabili.. Il plevan principale, commosso dalle suppliche della maggioranza, alfine, per le cene, ha dovuto ordinare brodin de dado e verdure lesse. Dopo una cura di gelati, bottiglie d’acqua minerale e non, visita al pozzo di San Patrizio, arriviamo nella Città Eterna con un Oh generale di meraviglia.
Ci sistemiamo in uno splendido albergo che un tempo fu un istituto religioso dei Padri Dehoniani ed ora per metà è albergo per sopperire alle spese di mantenimento della struttura. E’ situato dietro San Pietro con una splendida visione del cupolone e della zona circostante. Molti dei nostri gitanti che per la prima volta mettono piede nella capitale, sono rimasti affascinati dal tanto verde di Roma. Pensavano a una città ricca di case e di monumenti ma senza verde e con solo l’acqua del Tevere…
Nei giorni di permanenza abbiamo potuto vedere la città antica, le splendide basiliche cristiane, piazza di Spagna, via Margutta, piazza Navona, piazza di Trevi con le celebri fontane (dove qualcuno ha buttato il soldino, chissà un giorno forse…). Comunque non ci abbandonava mai l’Oh.
Ci sono stati anche alcuni momenti di particolare intensità. Per esempio la guida a Roma (di nazionalità svizzera ma ormai naturalizzata romana) era sfacciatamente in adorazione della sua città ma ha dovuto soccombere di fronte alle gentili rimostranze della nostra veneziana che cercava di controbilanciare lo splendore di Roma con l’altrettanto fulgore della città lagunare.
Inoltre una sera ritornano in albergo alcune nostre attempate gitanti accompagnate da un biondo lumacone… ma, ahimè, incappano nell’onnipresente plevan principale che mette in fuga il biondo figuro che, con grande disappunto delle avvenenti signore, non si ripresenta più nelle sere successive… Un giorno mentre ci troviamo al Pantheon una gentile gitante, mentre tutto il gruppo ormai la piange perduta e la ricerca disperata, se ne sta tranquilla in un bar della piazza a sorbirsi il meritato gelato. Ricuperata dall’onnipresente plevan principale, si meraviglia che l’abbiano tanto cercata e pianta, perché lei aveva in tasca l’indirizzo dell’albergo e c’erano in giro taxi a bizzeffe…
Una sera ci portano in corriera a visitare Rome by night. Ad un certo punto veniamo lasciati in balia di Roberto che ci porta qua e là. Gente da tutte le parti. Le piazze delle fontane gremite di gente. Ci sono alcuni di noi che tengono ben strette borsette e macchine fotografiche, altri rimpiangono di non aver lasciato dietro dei sassolini lungo il percorso fatto, per ritrovare la strada come Pollicino. Ma alla fine il nostro eroe ci riconduce sicuri alla corriera e ricuperiamo il giaciglio. Una sera tre figuri del gruppo lasciano alla chetichella l’albergo per andare a trovare il compaesano Fabrizio Fucile residente a Roma. Dopo chilometri di strada a piedi, guadagnano la metropolitana e raggiungono la piramide Cestia vicino alla quale abita il de cuius. Ciccola e ciaccola si fa tardi. I figuri i è pasuth e inbeverath (sono riusciti a far godere abbondantemente delle piacevolezze di Bacco anche il malcapitato e quasi astemio Gianni). Non è possibile reggersi in piedi recuperando a chilometri il metrò. Un pietoso e simpatico taxista li riporta sicuri in albergo dove raggiungono prontamente il giaciglio e si lasciano cullare da Morfeo. Ma uno ha anche la moglie… Bella l’uscita a Subiaco nella valle Tiberina.
Saliamo con la corriera sulla montagna. Qualcuno si aggrappa al sedile, qualcun’altra al marito, vedendo lo strapiombo. Ma l’autista ci assicura che la sua patente lo abilita a guidare anche in montagna. Scorgiamo i ruderi del palazzo di Nerone, dal quale i pii monaci hanno… fregato marmi e pietre per abbellire i loro monasteri. Raggiungiamo il Sacro Speco, l’eremo dove San Benedetto ha iniziato la sua vita monastica. Ci attende Cecilia (originaria di Dardago da parte di madre) che sarà per tutto il giorno splendida e preparata guida. Ci lasciano stupiti lo splendido paesaggio, i bellissimi affreschi conservati splendidamente dopo otto secoli la misticità del luogo. I facoltativi partecipano alla sentita Messa, presieduta dal plevan de Cusan Paolo che per una decina d’anni ha vissuto l’esperienza monastica. Sono presenti anche un gruppo di suore e di pellegrini. Nel pomeriggio visitiamo il monastero di Santa Scolastica (unico sopravvissuto dei dodici monasteri benedettini della zona).
Ci portano a visitare la ricca biblioteca che con i suoi incunaboli, palinsesti e miniature fa andare in estasi Vittorio che non vorrebbe più lasciare quel luogo. Ma il plevan principale lo richiama alla triste realtà e gli fa fare di necessità virtù. Vorrebbero spiegarci il convento di San Francesco e la sua bella Chiesa ma non ce la facciamo più a seguire il discorso e chiediamo alla nuova giovanissima vestale dell’arte di lasciarci partire.
Salutata la compaesana mamma di Cecilia con lacrime, baci, abbracci e promesse di rivederci in patria (a Dardac), riconquistiamo il desiato brodin de dado e la verdura lessa. Una soddisfazione grande avviene il 28 agosto festa di Sant’Agostino. Gli irriducibili che a tutti i costi vogliono vedere il Papa hanno saputo che in quel giorno Francesco va in visita agli Agostiniani nella loro chiesa.
Si informano dov’è e chiedono al plevan principale di poter lasciare il gruppo in visita alla città e recarsi a quella chiesa. La risposta è positiva. Vanno ed il loro desiderio viene premiato. Il Papa, inaspettatamente, scende dall’auto vicino a loro. Accarezza Erika dicendogli che è una bella bambina e poi prende Luca e abbracciandolo se lo porta dentro il portone dell’Istituto Agostiniano dove lo benedice con altri ragazzi e lo restituisce alla mamma spaventata e timorosa di aver perso il figlio…E’ stata una bella esperienza ed almeno qualcuno ha potuto raggiungere lo scopo della gita. L’ultimo giorno, con una guida maschio pensionato, forse più adatto alla bisogna delle attempate del biondo lumacone, visitiamo i musei vaticani e la splendida Cappella Sistina con il solito Oh di meraviglia. Dopo l’ultimo luculliano incoconamento, riprendiamo il viaggio di rientro. Al grill di Ferrara, nessuno vuol più mangiare, ma tutti fanno ugualmente el spontin, tanto per non perdere l’abitudine… Si arriva a casa alle 23,30, tutti felici e contenti, ringraziano il bravissimo e disponibile autista e il plevan principale che ha organizzato bene il tutto.
Il plevan principale a nome di tutti ha fatto un grande elogio alle nostre mascottes Erika, Francesco, Luca e Andrea che si sono comportati in maniera splendida e con molta educazione, nonostante siano stati costretti a viaggiare con… superadulti per cinque giorni. Bravi. Alla prossima.

      Un Romanus