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Non è stato per niente facile ricostruire la storia dei cuochi di questo territorio. Le parole ascoltate da Nicoletta Bosser in lunghe ore di interviste sono state spesso un fiume travolgente pieno di ricordi molto frammentati in cui i protagonisti principali sono stati la fatica, l’umiltà, il lavoro impegnativo, le famiglie lontane. Sono però storie straordinarie, proprio perché di uomini semplici che hanno dedicato gran parte della loro vita, sin da giovane età, al lavoro, al sacrificio, lontano da casa e dagli affetti più cari.
Il racconto che ne esce è semplice, genuino, dove il senso del dovere e la disponibilità ad aiutarsi tra cuochi e compaesani emerge con naturalezza, come un istinto, un istinto forte come quello del richiamo al paese natio.
Fa sorridere quando raccontano con un pizzico di orgoglio, frenato dal fare riservato che non concede spazio alle autocelebrazioni, di incontri, aneddoti con donne e uomini famosi, di banchetti preparati per migliaia di persone, allestiti con inimmaginabile maestria e bravura… sicuramente se fossero figli di questo tempo, sarebbero delle star televisive…
Per capire meglio la complessità di questo fenomeno di emigrazione, che riguarda la storia della nostra gente e per avere un’idea dell’ambiente in cui si trovavano ad operare, si è scelto di dedicare una parte importante della pubblicazione alla storia del turismo e dei grandi alberghi, passando poi alle brigate di cucina, al vestiario,ai servizi in tavola e ai  menù, fino ad un piccolo glossario di termini in uso per dialogare trai fornelli. Il lavoro più prezioso e di cui siamo veramente grati a Nicoletta e a quanti hanno dedicato tempo e passione, è senz’altro quello che riguarda la storia dei nostri cuochi e a quanto emerge del loro cuore nel raccontare.
Sicuramente non è un lavoro esaustivo sul tema di questo particolare fenomeno migratorio, in quanto indaga solo alcune zone del territorio e soprattutto raccoglie una minima parte di testimonianze, sarebbe auspicabile dedicare uno studio più accurato ed approfondito per valorizzare il prezioso patrimonio che c’è sul territorio e permettere così di essere racconatato alle nuove generazioni.
L’augurio che questa pubblicazione sia l’occasione per favorire l’ulteriore raccolta di testimonianze e documentazione affinché il patrimonio di conoscenza non vada perduto, ma possibilmente integrato ed ampliato per conservarlo e renderlo fruibile nella Cellula Ecomuseale del Museo dell’Arte Cucinaria di Polcenigo

    La coordinatrice Chiara Aviani