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Domenica 8 maggio 2011 si è svolta, nella Sala Consiliare del Comune di Budoia, la Mostra dei Trofei del VI° Distretto Vernatorio, un’occasione per avvicinare il pubblico al mondo della caccia, ed anche la prova del corretto prelevamento venatorio degli ungulati nel territorio. Ma è anche l’opportunità per confrontarsi con un mondo, come quello che gravita attorno all’attività venatoria, capace di suscitare opposte passioni. Per delineare un profilo e il ruolo del cacciatore moderno, è stata data la parola a Dino Di Forti, direttore della Riserva di caccia di Budoia.

In che modo si configura nel contesto attuale la figura del cacciatore? “ E’ diversa da quella spesso stigmatizzata dall’immaginario collettivo, il persecutore della fauna selvatica. A lui si richiedono competenze spe4cifiche maturate in corsi appositamente tenuti e verificate attraverso esami abilitanti all’attività venatoria. Inoltre, e nel nostro interesse che l’ambiente continui ad esprimere potenzialità venatorie e questo non può avvenire se non ci si avvicina ad esso con competenza e rispetto, soprattutto in considerazione dell’influenza che l’attività umana ha sugli equilibri ambientali”.

Intende parlare dello sfruttamento esercitato dall’uomo sulle risorse ambientali?  “Non solo questo. Da tempo, ormai, ad esempio, predatori quali i lupi sono andati estinguendosi per opera dell’uomo e poi lo spopolamento della montagna sta influenzando in modo capillare l’intero ecosistema. In questo contesto, la presenza dell’uomo può costituire un elemento di equilibrio, di qui gli sforzi messi in atto volti al recupero delle attività tradizionali, quali il pascolo in altura e l’alpeggio, e, normativa alla mano, anche l’attività venatoria”.

Ed in che modo questo può declinarsi rispetto al nostro territorio? “Il venir meno del pascolo e delle attività di sfalcio ha comportato uno sviluppo disordinato della vegetazione, che ha favorito da un lato il cinghiale e dall’altro il cervo. La mancanza di antagonisti naturali ha a sua volta determinato una crescita abnorme della popolazione di queste due specie, che stanno esercitando una pressione difficilmente sopportabile sulla flora locale, togliendo risorse ad altre specie. In questo contesto, al cacciatore è stata data una funzione di “selecontrollore”, sostituendosi ai meccanismi di selezione naturale, ormai inceppati”.
Cosa vi proponete con la mostra dei trofei? “Di invitare la gente a comprendere la vera natura dell’attività venatoria prima di “spararle grosse” sulla caccia”.