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L’arredamento era costituito in passato da pochi ed essenziali mobili. Innanzitutto il “liet” (letto): esso era formato in genere da “cavaleth” (cavalletti), i più preziosi dei quali indorati’, sui quali venivano poggiate le “tole” (tavole di legno), in numero di 4 o 5 , e al “casson” (cassa di legno), quasi sempre in noce. Sopra queste parti era posto il “ciauthàl” (capezzale) riempito di piuma e, soprattutto nel XVII° secolo, lo “stramàth” un materasso con dentro lana o piuma e/o il “paiòn” ossia il pagliericcio. Comunque in quasi tutte le case i letti erano muniti del solo “paiòn” (materasso o pagliericcio) riempito con le “scartosse de sorgiàl” (bratee delle pannocchie). Nel secolo XVIII° compare accanto al letto il “comodìn” (comodino) di solito in noce, usato come armadietto. I neonati giacevano nella “cuna” (culla), in noce, spesso intagliata. Presente in tutte le case era la “cassa”, utilizzata solitamente per la custodia dei vestiti e della biancheria al posto dell’armadio od una cassettiera, chiamata anche “comò”, che sono di più recente diffusione.
La cassa era spesso vivacemente colorata (rossa o verde, ma pure bianca, gialla e, genericamente, ‘scura’), talvolta intagliata, fornita di una o più serrature e chiavi e a volte arricchita da borchie. Poteva avere dimensioni assai variabili ed era realizzata in noce “cucolèr”, abete bianco “pin”, abete rosso “peth”, pioppo “talpòn” e talvolta cipresso. Si andava dall’unica cassa delle famiglie più modeste alle quindici e più casse dei nobili o dei borghesi più ricchi. Accanto alla cassa, esisteva il “banc” (banco) che era usato come cassapanca o baule. Per sedersi, esistevano vari tipi di sedili. Le “carieghe” (sedie) sparse per la casa erano spesso di noce o castagno, alcune impagliate, con o senza braccioli. In genere avevano un valore piuttosto scarso, esistevano vari tipi di “carieghe, caregons e careghins” a seconda della forma e delle dimensioni. Gli “scagni” poi erano in sostanza dei panchetti senza spalliera. Nelle case più umili c’erano anche le “bance” ossia semplici panche.
Poco frequente, soprattutto prima del secolo XVIII° , era l’ “armaron” (armadio), in noce, castagno, abete, pioppo e talvolta in legno di “perer” (pero), semplice, o dipinto e intagliato, usato per custodire i vestiti, fornito talvolta di cassetti. In cucina si trovava la “cardentha” (credenza), di castagno, noce o abete, a volte dipinta, dotata di ante superiori e inferiori (4, 5 o 6) e talvolta con serrature, per riporvi posate e stoviglie; c’era poi la “scanthia” (scansia) per scopi simili e la “panera” ossia la madia. La “tola” (tavola)era in genere rettangolare, ma non mancavano quelle quadrate, ed era fabbricata di solito in abete o noce, nelle case più ricche v’erano poi tavolini di varia forma e destinazione, ed i “cantonai” ossia mobili ad angolo. C’era poi la “scafa”, cioè l’acquaio dove si pulivano le stoviglie e le posate, più frequente nel XVIII° secolo, spesso abbinato alla credenza e fornito di ferri per tenere i secchi. Nell’arredamento delle case più ricche apparivano i “candeliers” in legno, ottone ed anche argento, la “lum” (lume anche bugia) e “ferai” ( fanali); i “tapei” (tappeti) erano rari se non nelle case più abbienti così come i “speci” (specchi) o “speciere” (specchiere).